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– Ecco perché sostengo che i progressi compiuti dalla fisica negli ultimi
decenni hanno esercitato un influsso liberatorio sul pensiero: perché hanno
dimostrato che i concetti di ‘soggettivo’ e di ‘oggettivo’ sono oltremodo
problematici.
Tutto comincia con la teoria della relatività.
In passato, dire che due eventi sono simultanei era considerato un enunciato
significativo e oggettivo, comunicabile con facilità e verificabile da qualsiasi
osservatore. Oggi sappiamo che nel concetto di simultaneità è incluso un aspetto
soggettivo: due eventi che appaiono simultanei a un osservatore in quiete non sono
necessariamente simultanei per un osservatore in movimento.
Tuttavia la teoria della relatività non relativizza integralmente il reale: è oggettiva in
quanto ogni osservatore può dedurre, ricorrendo a calcoli, che cosa un altro
osservatore ha percepito in passato o percepirà in futuro.
Siamo comunque molto lontani dal concetto classico di descrizione oggettiva.
– Questa lontananza si fa ancora maggiore nella meccanica quantistica.
Ancora possiamo impiegare il linguaggio ‘oggettivo’ della fisica classica per
avanzare enunciati relativi ad alcuni fatti osservabili.
Possiamo ad esempio dire che una pellicola fotografica è stata esposta, o che
si sono formate goccioline d’acqua. Ma sugli atomi non possiamo dire nulla.
E le previsioni che possiamo eventualmente avanzare sulla base di questa scoperta
dipendono dal nostro modo di porci nella situazione: e in quest’ambito l’osservatore
ha la libertà di scelta. Naturalmente, non fa differenza se l’osservatore sia un uomo,
un animale o una macchina: però non è più possibile avanzare previsioni senza tener
conto dell’osservatore o delle modalità d’osservazione.
In questo senso ogni processo fisico ha un aspetto soggettivo e uno oggettivo.
Oggi sappiamo che il mondo oggettivo della scienza ottocentesca era in effetti solo
una riduzione, una idealizzazione, che non rappresenta tutto il reale.
E’ probabile che in futuro si dovrà ancora, nell’accostamento al reale, distinguere tra
sfera soggettiva e sfera oggettiva, e tracciare una linea di separazione tra questi due
ambiti. Ma dove esattamente corre questa linea di separazione dal mondo in cui si
guarda alle cose: in una certa misura siamo liberi di stabilire questo confine.
Ecco perché capisco benissimo l’impossibilità di parlare di questioni religiose
impiegando un linguaggio oggettivo: e che religioni diverse si esprimono ricorrendo
a differenti forme spirituali è un’obiezione priva di fondamento.
Sono forme diverse ma forse complementari l’una all’altra, sebbene possano escludersi
a vicenda, e tutte necessarie per dare un’idea delle vastissime possibilità inerenti al
rapporto dell’uomo con il principio dell’ordine.
( W. Heisenberg, Fisica e oltre, Bollati Boringhieri)