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Inoltre, in questo tipo di vita, le oscillazioni stagionali sono molto
meno violente.
E’ naturale che siano meno violente per qualcosa che è radicato nella
terra; un albero non può tirare fuori i piedi dalla terra.
L’animale può saltare via, può permettersi di turbarsi, di eccitarsi, e
perciò ne trae vantaggio e indulge nella sua eccitazione, come facciamo
noi; la maggior parte della gente indulge nel proprio turbamento, le
piace essere eccitata e saltar via, mentre coloro i quali hanno una nozione
della vita degli alberi sentono che questa eccitazione è per niente positiva.
E’ per questo che nello yoga cinese o indiano il primo principio fondamentale
è che si rinunci alle proprie emozioni, che ci si ritragga da esse; è come se
ci si allontanasse dalla curva del corpo animale che procede a scosse in quel
modo insensato.
SIG.RA SAWYER: In certa misura le piante dipendono dalla vita animale.
DOTT. JUNG: Sì, nella simbiosi tra piante e animali.
DOTT. BARKER: Sembra esserci un’associazione tra questa idea e il
vegetarianesimo. I vegetariani si considerano molto più spirituali dei carnivori.
PROF. DEMOS: Si potrebbe forse dire che la comparsa dell’ellenismo sulla
scena della cultura orientale corrisponda all’evoluzione dell’animale dalla
pianta? Intendo dire, la prospettiva occidentale è la volubilità, mentre le piante
sono padrone di sé, come l’Oriente.
DOTT. JUNG: Assolutamente, è quello che penso.