Da http://giulianolazzari.myblog.it
Melville, da artista quale è, si è addentrato ulteriormente nell’analisi degli esiti
cui l’umanità inevitabilmente giunge, indicando con eccezionale profondità filosofica
quali siano, e dove vadano ricercati, gli elementi necessari a una riorganizzazione
generale della società.
Per farlo, ha raggiunto livelli prodigiosi di sottigliezza nella descrizione dell’equipaggio
e di audacia nella creazione dei ramponieri.
Tutto ciò rimane tuttavia subordinato al tema principale, di come la società del libero
individualismo possa dare origine al totalitarismo, rivelandosi incapace di difendersi
da quest’ultimo.
Il tema di Melville è quindi il totalitarismo, la sua ascesa e la sua caduta, la sua forza
e i suoi punti deboli. Molto prima che Moby Dick distrugga definitivamente Achab, il
capitano lascia già trapelare le fatali debolezze della rotta che ha intrapreso.
I primi segni di cedimento si vedono nel suo rapporto con Fedallah e con Pip.
Ben pochi dittatori lasciano che il loro potere, sebbene consolidato, dipenda interamente
da un esercito e da una polizia regolari, da normali forme di protezione del potere.
Il più delle volte istituiscono una forza speciale che sia fedele soltanto a loro,
formata da uomini totalmente estranei alla popolazione civile, per i quali vita,
sostentamento e ideali dipendono in tutto e per tutto dal dittatore stesso.
Achab dispone di una forza simile: ha nascosto a bordo una ciurma di indigeni
della tribù delle isole Filippine, un Parsi che adora il fuoco, un essere orribile al
quale è rimasto un solo dente e che porta i capelli bianchi avvolti attorno alla
testa come un turbante. E’ uno di quegli individui che si possono ancora incontrare
nell’estremo Oriente, apparentemente sopravvisuti all’epoca lontana in cui
l’uomo si chiedeva ancora il perché del sole e della luna.
Questo mostro del male, Fedallah, pone in modo molto chiaro la questione del
rapporto tra il lettore e la creazione dello scrittore. Nessuno riesce a capire cosa sia
di preciso Fedallah. Lo stesso Melville, se avesse tentato di analizzarlo e di spiegarlo,
molto probabilmente avrebbe fatto confusione e abbandonato l’impresa.
La forza dell’autore non sta nell’analisi ma nella creazione. Eppure Fedallah è
straordinariamente intenso, perfattamente logico e coerente. E’ un personaggio
vivo: proveremo dunque a spiegare quale significato riveste per noi.
La realtà del totalitarismo è estranea alla maggioranza degli uomini moderni, al
loro ambiente di lavoro, alla dimensione sociale in cui viviamo, al modo in cui
concepiscono la loro individualità e il bisogno di esprimersi liberamente. Quindi
il potere totalitario deve trovare, forgiare e educare una specie particolare di esseri
umani che siano psicologicamente primitivi, aborigeni, con la terribile aggravante,
però, che questi individui hanno a disposizione le armi e la scienza moderne.
Non ci può essere un’altra spiegazione alle aberrazioni disumane che vengono
perpetrate sistematicamente giorno dopo giorno, per fare un esempio, nei campi
di concentramento voluti dai totalitarismi.
E’ letteralmente un ritorno alle barbarie.
A meno che uno non si renda conto che gli esseri umani sono creature sociali,
talmente civilizzate che soltanto la più atroce delle barbarie può reprimerli, non resta
altro che la teoria secondo cui il male è insito nella natura umana; questo atteggiamento,
però porta alla sfiducia e allo sconforto che, al giorno d’oggi, sono sentimenti
imperanti.
Totalitarismo e barbarie, sono inscindibili, due facce della stessa medaglia: ecco perché
Melville fa sì che Fedallah e Achab siano inseperabili.
( Dedicato al ‘cinese’ del campo ‘uno’)
(C.L.R. James, Marinai, rinnegati e reietti)